Metodologia dei living labs:

Un living Lab, per sua natura, è un modello di gestione aperto e neutrale rispetto a modelli tecnologici e di business. La ragione sta principalmente nel fatto che deve consentire la  massima innovazione, ottimizzando l’interazione tra le organizzazioni.
Il Living Lab deve gestire diversi aspetti legati alla sperimentazione, quali:

  • Coinvolgimento dell’utente
  • Creazione di servizi
  • Gestione dell’infrastruttura
  • Risultati della innovazione.

La metodologia che sta alla base di un living labs è chiamata User Center Design (UCD), una filosofia di progettazione e un processo nel quale ai bisogni, ai desideri e ai limiti dell’utente sul prodotto finale è data grande attenzione in ogni passo del processo di progettazione per massimizzare l’usabilità del prodotto stesso.

L’UCD è caratterizzato da un processo di co-progettazione e di risoluzione di problemi multi-livello che non solo richiede ai progettisti di analizzare e prevedere come l’utente userà il prodotto finale, ma anche di verificare e validare i loro assunti considerando il comportamento dell’utente in verifiche di usabilità e accessibilità (test di user experience) nel mondo reale.

La differenza da altri metodi di progettazione è che UCD prova, dunque, a ottimizzare il prodotto intorno ai bisogni e desideri degli utenti sull’uso di un prodotto, piuttosto che forzare gli utenti a cambiare il loro comportamento per accogliere il prodotto stesso. Il metodo UCD prevede la realizzazione del prodotto attraverso un metodo interattivo che prevede le realizzazione di un primo prototipo, una fase di test e valutazione e sulla base di questa la realizzazione di un prototipo successivo. Ogni ciclo porta alla realizzazione di un prodotto che più si avvicina alle esigenze dell’utente.

Essenziale per l’approccio Living Lab è che gli utenti finali non vengano chiamati in causa occasionalmente, ma all’interno delle mura dei laboratori di ricerca e sviluppo, al fine di trarre fugaci impressioni e parziali commenti circa le funzionalità e l’usabilità di prototipi, a valle di brevi sessioni di lavoro in cui l’uso dei prodotti o servizi viene simulato, se non addirittura “raccontato”, ai potenziali acquirenti futuri.

Al contrario, si ritiene che i risultati migliori in termini di validazione e verifica provengano dalla messa a disposizione dei prototipi per un tempo sufficientemente lungo e nelle stesse condizioni “di vita reale” in cui  i corrispondenti prodotti o servizi sarebbero utilizzati una volta immessi nel mercato.

Ciò consente di aumentare la quantità e qualità del feedback lato utente, in una fase di sviluppo in cui apportare modifiche migliorative è ancora fattibile e relativamente economico, e può essere a volte determinante nello scongiurare inattesi e indesiderati fallimenti di mercato, che purtroppo costellano l’esperienza reale in tutti i settori produttivi.